Finalmente anche a Roma la moda internazionale, quella più autentica e spontanea, quella che parla linguaggi diversi e che riesce ad attingere a campi trasversali.
La settimana dell’AltaModa romana, diciamolo chiaramente, non viene riportata neanche dai calendari degli appuntamenti di settore internazionale; ogni anno si spera nell’apparizione di qualche nome, poi quando arriva a sfilare,come nel caso Gucci, evita con cura di farsi inserire nel programma.
Difficile rispondere a chi vorrebbe archiviare questa storia, a chi cerca di sferrare un colpo di grazia, come la Camera della Moda, a Roma spostando anche l’alta moda a Milano, agli stilisti come Giorgio Armani che una volta apprezzavano la Scalinata di Trinità dei Monti o Piazza Navona.
C’è voluto un anno al presidente di AltaRoma, Nicoletta Fiorucci, e al suo staff per mettere in atto una strategia a dir poco, culturalmente vincente.
Individuare un settore ancora “libero” e sostenerlo nel modo più elegante possibile, aprirlo al pubblico, tutto il pubblico, affidarlo a professionisti dandogli un’immagine che, fino ad ora, avremmo definito così poco romana!
Fashion on paper è stato un evento che ha dato la possibilità di vedere a Roma personaggi come Scott Schumann, l’inventore di The Sartorialist o Diane Pernet, icona del giornalismo fashion. Esperti studiosi che con i loro blog hanno contribuito alla diffusione di informazioni sulla moda contemporanea, rompendo qualsiasi limite geografico secondo lo spirito dell’out of map, dei viaggiatori fuori pista che tracciano nuovi percorsi.
Intorno all’altare che era l’allestimento dedicato a Diane Vreeland, religiosamente visitato da esperti, studenti, turisti e ogni altra tipologia di
pubblico, che guardava le riviste e le immagini, esposte senza alcuna protezione, con delicata attenzione (perché è vero che il bello educa al bello!) una serie di postazioni fisse con fashion magazine, free press e blog di altissimo livello.
Ogni giorno, dal 29 gennaio al 3 febbraio, con una serie di dibattiti dove la moda diventava un pretesto per parlare di arte, di stampa, di mostre con personaggi autentici come artisti, curatori, presidenti di Fondazioni.
Tutto questo in uno dei posti più belli di Roma, il Tempio di Adriano di Piazza di Pietra.
La sensazione è che si sia aperta un’altra strada appunto, che forse verranno di nuovo anche le sfilate sui monumenti di Armani o Versace ma che non porteranno nulla di più di quello che può aprirsi su quest’altro orizzonte.
Se guardiamo la rassegna stampa di questa edizione romana ci accorgiamo di essere finiti in luoghi dove non saremmo mai finiti con le nostre sfilate.
Il merito di chi è? Di Nicoletta Fiorucci, fortunatamente lontana dal mondo della moda romana (abbiamo ringraziato il cielo più volte che fosse un’esperta imprenditrice alimentare) che ha visto il quadro con la giusta distanza da individuarne pregi e difetti. Di Maria Luisa Frisa, detestata dalle sfaccendate esperte e giornaliste romane che hanno visto la consulente nordica riuscire in un’operazione da loro lontanamente sfiorata con eventi casarecci sulla moda fin qui proposti. Della Provincia e del Comune di Roma che ha sostenuto con fiducia, anche economica, tutta l’operazione decidendo di coprire i buchi di bilancio dell’amministrazione precedente.
Ci è piaciuto molto anche il coinvolgimento di Villa Medici, la ripresa di un legame con Parigi che si basa su affinità artistiche, gli elogi di Pascal Gautrand a Roma come luogo unico di cultura sartoriale tanto importante da diventare un’opera d’arte come documento dei luoghi di produzione delle camicie.
Non vorremmo negare il sostegno che è stato richiesto, in ogni modo, dalle case di moda romane. Ci dispiace però sentire la scarsa considerazione di nomi storici nei confronti di quei giovani che, oramai, li hanno già soppiantati da anni! Tutto il rispetto per gli anziani ma anche l’incomprensione per chi non riesce a delegare, a seminare per far ricrescere. Basterebbe che ognuno di questi personaggi offrisse ad un degno giovane la propria ricchezza, che lo affiancasse senza approfittarne, per far succedere quello che è successo a marchi come Pucci o Vionnet. Ma sappiamo che sono decisioni prese dai CEO, da figure imprenditoriali che nelle nostre case di moda ancora così artigianali, non esistono.
Come si fa a pensare di competere con Parigi dove nelle sfilate si investono milioni di euro, dove la moda è cinema e spettacolo se non lasciamo spazio all’espressione contemporanea. Sono felliniane le sfilate romane, ai limiti del grottesco: il pubblico è vecchio mal vestito, le giornaliste annoiate, le attricette volgari, i politici e gli amici dei politici, il solito principe onnipresente! Una Festa de noantri fashion senza porchetta.
Nell’attesa che nomi come Giambattista Valli, Frida Giannini lo stesso Valentino, ma anche quel visionario di Galliano vengano a Roma, perché Roma è colta e fa tendenza con operazioni come Fashion on Paper e tutto quello che è cultura della moda, ci auguriamo che il lavoro continui senza risentire di avvicendamenti burocratici e politici.
At last the international fashion takes place in Rome too, the authentic and spontaneous fashion, the one that speaks multiple languages and is able to attain information from transversal fields.
Let’s be honest and say that the roman week of the haute couture has not been mentioned in the meetings calendars of the international fashion industry; every year we hope that there will be somebody that would show up, but as usual, as they come to be on show, as Gucci did, they carefully avoid to be included in the programme.
It seems to be very difficult to give any answer to those who would like to place all these historical events in the archives and then live them behind; to those who would like to give to the city of Rome a death blow, like the Fashion Chamber did, moving the haute couture from the capital to Milan; to those like Giorgio Armani that once upon a time valued the Spanish Steps or the Navona Square.
It took the president of AltaRoma, Nicoletta Fiorucci, and her staff one year to put a number of cultural winning strategies into effect. Identify a still “bond-free” sector and give support to it in the most elegant way in order to offer it to the widest audience, then entrust professionals with the task of taking care of it. All this was able to create a new image of the roman fashion, something so unexpected until now!
Fashion on Paper was an event that gave us the opportunity to see in Rome personalities as big as Scott Schumann, the creator of The Sartorialist or Diane Pernet, a fashion journalism icon. Expert scholars have very much contributed with their blogs to the spread of information on contemporary fashion. They have broken all geographic boundaries in line with the out-of-map spirit, comparable to out-track travellers able to trace out new routes.
A number of permanent stands with fashion magazines, free press and high quality blogs surrounded an altar, a stage dedicated to Diane Vreeland. This has been religiously visited by experts, students, tourists and all sort of visitors. The altar was facing magazines and many images all shown with no protection but very carefully displayed because the truth is that beauty can teach beauty.
All this has happened every day, from the 29th of January till the 3rd of February. A number of debates were taking place and fashion was a good excuse to start taking about art, press and expositions. Authentic personalities as art designers, editors, presidents of foundations were having their chat in one of the most beautiful place in Rome, the Temple of Adrian in Piazza di Pietra.
These latest events have opened a new road and will probably make personalities such as Armani or Versace go on show in Rome’s monuments once again, but the feeling is that, if this happens, it will not bring more than what the new horizon is able to potentially produce.
If we give a look to the press review of this roman edition we quickly realize that we have reached something that we would have never reached with our own fashion shows. Who should take the credit for this? Nicoletta Fiorucci should, who has fortunately nothing to do with the roman fashion world (many times we have thanked God for her to be a goods industry expert) and who was able to put things into picture and spot out merits and lacks from a right distance. Maria Luisa Frisa should also take the credit for this. She is very much disliked by layabout roman experts and journalists who have seen the north Italian consultant succeeding in making work operations which they were them selves only far to touch with homespun fashion events that were given until now. To the district and municipality of Rome should also go our thanks for having given trust and having financially supported all the operation, for having decided to cover all financial lacks coming from the previous administration.
We also liked very much and appreciate the participation of Villa Medici, a resumption of a relationship with the city of Paris, which is based on artistic affinities. Pascal Gautrand has praised Rome for being a unique place of sartorial culture: the city is a piece of art, an evidence of all shirt production areas. Roman fashion houses have been asked for help and that shouldn’t be denied. We are just sorry for the very poor consideration that big and historical names have given to those young designers that already have superseded them. All respect should be paid to the seniors but incomprehension also goes to those who are not able to delegate, to sow in order to mow. Just one little thing each of them should do: offer to one worthy young his own richness, his own knowledge, giving him his help without taking advantages of him, so that something like in the case of Pucci or Vionnet could happen. But we also know that these are decisions made by the CEO, entrepreneurial figures that in our still so handcrafted fashion houses do not yet exist.
How can we even think to compete against Paris were millions of euros are invested, were fashion is cinema and big show, if we don’t give some room to the new contemporary expressions. The fashion shows in Rome resembles the Fellini’s scenes, so close to be grotesque: the audience is old and so poorly dressed, the journalists are bored, the actresses so common and full of vulgarity, and then politics and their friends and the prince that always turns up! A Noantri feast, a traditional roman feast, but with no roasted pork.
Waiting for personalities as Giambattista Valli, Frida Giannini, Valentino, or even the visionary Galliano to come to Rome, we wish that the work would go on without suffering from politic and bureaucratic obstacles, because Rome is a cultural and trend dragging city with events like Fashion on Paper and all that has to do with fashion culture.
scritto da: Clara Tosi Pamphili