Thursday, March 12, 2009

STUDIARE LA MODA? SI, MA ANCHE CON GLI UOMINI D'AZIENDA

E’ certo difficile gestire la settimana dell’alta moda romana aspettando che tornino i grandi nomi e che rinasca l’epoca d’oro della couture capitolina.
Ma gli anni d’oro sono stati i Cinquanta e i Sessanta, già nei Settanta cominciava a delinearsi il tramonto della alta moda romana. E il tempo è andato e non torna, almeno per ora.
Dal momento che i nomi di chi sfila sono sempre gli stessi per l’impossibilità di bombardare il calendario con griffe altisonanti, è spostando l’attenzione sui collateral, e ideandone di innovativi, che la
presidenza Fiorucci può dare valore aggiunto a una manifestazione dal format ormai consolidato. E soprattutto se questi collateral riguardano la moda giovane.
E’ innegabile che con l’ultima edizione si sia inaugurato un percorso di contaminazione e dire imescolamento dei confini tra alta moda e bassa moda.
Con Fashion on Paper, nata da una brillante intuizione di Maria Luisa Frisa, abile esploratrice di territori di confine tra generi e tracciati estremi, è spirata una ventata d’aria nuova nel mondo della alta moda romana. A questa iniziativa di incontro tra alta couture e bassa cultura, dove il bubble-up editoriale ha spito la indie fashion press a diventare protagonista o almeno reginetta dell’ultima edizione, faceva da contraltare quella che mi è parsa come una novità, ossia la prima occasione di dibattito sulla moda prodotta da Alta Roma. Un talk-show, un contenitore di tavole rotonde “dove la moda diventava un pretesto per parlare di arte, di stampa, di mostre con personaggi autentici”. Si parlare, perché di moda si parla troppo poco. Ma oltre a parlarne, bisognerebbe analizzarla e studiarla. Ma per parlare a
chi? Probabilmente ai giovani studenti delle discipline della moda, quei giovani, non solo fashion designer, cui il presidente Nicoletta Fiorucci ha sempre dichiarato di voler dedicare attenzione.
A Roma sta crescendo la popolazione studentesca interessata agli studi sulla moda. Sono attualmente oltre duemila i giovani studenti di fashion disciplines, come emerge da un ricognizione dell’Accademia di Costume e di Moda dove abbiamo computato gli iscritti di Accademie e Istituti di fashion design, allievi di master moda e discipline collegate, studenti di corsi di laurea ad hoc e quelli di facoltà dove sono stati inseriti insegnamenti sulla moda. Ma sono molti più di duemila se si considerano anche i giovani
diplomati, laureati e masterizzati negli ultimi anni e che continuano a essere naturalmente sempre interessati all’approfondimento degli studi sulla moda. Ma in tutte le istituzioni di studio sulla moda della capitale, a prescindere dallo specifico del percorso formativo, così come in questi dibattiti a corredo di Fashion on Paper, quello che manca è il momento di incontro con il mondo aziendale, con le imprese che la moda la fanno. E i cui uomini potrebbero spiegare ai giovani allievi di moda come colmare il divario tra il dire e il fare.
Certo la moda è atmosfera, sogno, comunicazione ma soprattutto è industria, ricerca, innovazione, strategia. Un mondo tutto proteso in avanti cui Alta Roma potrebbe dedicare uno sguardo non solo cosmetico.
scritto da:
Alessandro Giancola

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